Festa a Randazzo per
la reliquia del Beato Domenico
Una nuova, importante tappa è stata raggiunta per l’intensificarsi dei
rapporti tra Montecerignone e Randazzo, e per il culto del beato Domenico
Spadafora, il frate domenicano che vide la luce nella cittadina etnea nel
lontano 1450, e spirò, in odore di santità, tra le colline del Montefeltro, il
21 dicembre 1521.
Il parroco del ridente paesino marchigiano, il polacco don Cristoforo
Bialowas, nel pomeriggio di sabato 12 febbraio ha raggiunto, infatti, Randazzo,
con l’intento di donare alla città – nella persona dell’Arciprete e Vicario
Foraneo Mons. Vincenzo Mancini – una reliquia delle vesti del Beato. Dopo un
breve incontro nel Palazzo di Città, alla presenza delle autorità cittadine,
presiedute dal sindaco Salvatore Agati, e della stampa locale, la consegna del
reliquiario è avvenuta, nella mattinata di domenica 13 febbraio, nel corso di
una solenne concelebrazione eucaristica, svoltasi nella basilica di S. Maria,
ed officiata dall’Arciprete Mancini, dallo stesso don Bialowas, dal viceparroco
don Enzo Calà, da don Antonino Franco, docente dello Studio Teologico S. Paolo
di Catania, e dal parroco del Sacro Cuore don Carmelo Torrisi, alla presenza di
numerose autorità cittadine, di gran parte dei pellegrini che nel settembre
scorso si erano recati in visita a Montecerignone per partecipare alla festa
del Beato Domenico, e di una moltitudine di fedeli.
Mons. Vincenzo Mancini, nel presentare agli astanti il sacerdote polacco,
che già alla fine della guerra fredda era stato inviato in Ucraina a seguire
numerose parrocchie, e da qualche anno opera in Italia, per l’appunto a
Montecerignone, in qualità di parroco della chiesa di S. Biagio e di rettore
del santuario del beato Domenico, ha concluso augurandogli di tutto cuore che
la missione da lui intrapresa con tanta determinazione e passione, possa al più
presto essere coronata da un esito positivo; ovvero che la causa di
canonizzazione del nostro concittadino possa concludersi felicemente con la
santificazione. Don Cristoforo, a sua volta, durante l’omelia, dopo aver
brevemente accennato alla vita e alle doti morali e spirituali di Domenico
Spadafora, ha aggiornato i presenti sull’iter del processo, che ha dovuto
subire, al momento, una battuta d’arresto, causa la vacatio della sede vescovile di S. Marino e Montefeltro. Il Vescovo
precedente, infatti, Mons. Rabitti, è stato destinato all’Arciddiocesi di
ferrara, e le recenti, precarie condizioni di salute di Papa Giovanni Paolo II
hanno ritardato la nomina del successore. In attesa di poter avere, al più
presto, un referente nel nuovo vescovo, il dinamico sacerdote si sta attivando
per istituire dei centri di culto del Beato, con relativi gruppi di preghiera,
in varie località d’Europa, come a Luton, in Gran Bretagna, in Turchia, in
Grecia, ma, ha dichiarato “Randazzo doveva essere il primo centro a ricevere le
reliquie, come città natale del beato Domenico”.
Al termine della celebrazione, molti dei presenti hanno voluto
accostarsi, per vedere e baciare la reliquia. Don Cristoforo Bialowas, che
nell’ultimo anno ha corso in maniera infaticabile per tutta Italia, e anche
all’estero, nell’intento di raccogliere quanto più materiale, documenti e
testimonianze utili a sostenere e motivare la causa di santificazione, recandosi
spesso, fra l’altro, a perorare la causa presso il Sommo Pontefice, come
nell’ottobre scorso, quando è stato ricevuto, assieme ai due sindaci di
randazzo e Montecerignone, ed al principe Spadafora, ultimamente è diventato
“di casa” nella nostra città. Dopo il suo primo, breve “blitz” a Randazzo,
avvenuto circa un anno fa, cui ne sono seguiti altri, pur in così breve tempo,
è riuscito ad accattivarsi la stima, la simpatia, e l’amicizia di quanti – e
sono molti, religiosi, politici, e semplici cittadini – hanno avuto modo di
conoscerlo e parlare con lui, che, fra l’altro, si esprime in buon italiano. In
quest’ultima sua apparizione ha voluto personalmente conoscere e ringraziare lo
scultore Gaetano Arrigo, che l’estate scorsa aveva realizzato, e donato al
santuario, per la festa del 12 settembre, un altare in pietra lavica, con impresso lo stemma della
nostra città, a suggellare il legame che unisce le due comunità.
Possiamo sin d’ora anticipare quale dovrebbe essere la prossima puntata
di questa storia, che ormai da più di un anno ci appassiona e coinvolge, e che
speriamo possa avere la più presto un lieto fine: a breve dovrebbe giungere
i visita a Randazzo una delegazione,
presieduta dal sindaco di Montecerignone, Davide Giorgini, in visita alla
nostra città, e per cementare quell’atto di gemellaggio che fu avviato nel
marzo dello scorso anno.
Maristella Dilettoso
(Gazzettino di Giarre, n.5 / 2005)
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